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Una volta era il driver. Adesso c’è il rider. Una volta era cinque anni fa quando il 31 agosto del 2013 venne firmato il penultimo contratto della logistica e il problema, nel momento di esplosione dell’e-commerce, era definire la figura del driver, che potremmo definire come colui che svolge attività di guida e operazioni accessorie ai trasporti. Cinque anni passano in un soffio e tanto è bastato per vedere le strade delle città italiane invase da giovani che, in bicicletta o motorino, consegnano pranzi, cene e merende. E così nel nuovo contratto, siglato il 3 dicembre 2017, debutta una figura nuova, quella del rider.

Il contratto della logistica con i suoi 700mila lavoratori interessati è il maggiore contratto del settore del trasporto e il suo rinnovo porterà ai lavoratori un aumento medio di 108 euro e una una tantum di 300 euro. L’intesa è arrivata a quasi due anni dalla scadenza del precedente contratto (firmato il 31 agosto 2013 e scaduto il 31 dicembre del 2015) e pone la parola fine a una serie di tensioni che hanno attraversato il settore.  Le parti hanno condiviso l’esigenza di una verifica delle condizioni economiche del comparto entro il mese di luglio 2019, prima dell’erogazione dell’ultima rata d’incremento salariale. Orario e flessibilità sono i due capitoli su cui l’intesa ha portato il risultato che le aziende ricercavano sull’organizzazione del lavoro. L’accordo fissa in 39 ore settimanali la durata dell’orario di lavoro da calcolarsi su un arco temporale di 4 mesi, con la possibilità di una distribuzione su 5 o 6 giorni. Qualora nell’arco di 4 mesi la media oraria fosse superiore a tale limite, le ore eccedenti verranno retribuite come prestazione straordinaria. La durata della settimana lavorativa non potrà comunque superare le 48 ore, compresi gli straordinari ed è prevista l’applicazione della cosiddetta settimana mobile per la fruizione dei riposi settimanali. Eventuali esigenze di ripartire l’orario di lavoro su quattro giorni e comunque di modificare l’orario saranno oggetto di accordi tra azienda e sindacati così come l’esigenza di programmare giornate di 10 ore lavorative.

A questo si aggiunga che per disincentivare il fenomeno dell’assenteismo è stato deciso che per le assenze dovute a malattia che iniziano il giorno successivo a giornate non lavorative, per il quarto evento l’integrazione a carico dell’azienda sarà pari al 75%, per il quinto evento al 50%, per il sesto al 25%, mentre dal settimo evento in poi l’azienda non sarà tenuta ad alcuna integrazione.

Il nuovo contratto cerca di porre un argine anche ai crescenti fenomeni di illegalità diffusi nelle attività di logistica, facchinaggio, movimentazione merci e di garantire i lavoratori in caso di cambio di appalto. Come? Le aziende si impegnano ad affidare le attività esternalizzate solo ad imprese che usano il contratto nazionale di lavoro , mentre viene introdotta la clausola sociale in caso di cambio appalto. «In particolare negli appalti della logistica - spiega il segretario generale della Filt, Alessandro Rocchi - il contratto e le misure trovate marciano parallele al lavoro in corso al Mise per contrastare le forme di caporalato nel settore ed avviare controlli ed ispezioni per il rispetto della legge e delle condizioni di lavoro previste dal contratto». Per Maurizio Diamante della Fit-Cisl «è un risultato significativo perché siamo riusciti a tenere unito il contratto pur essendo partiti da tre disdette. Dal punto di vista del rinnovo è importante che abbiamo ammodernato il ccnl di un settore chiave per lo sviluppo del Paese puntando sulla flessibilità dell’orario di lavoro, sul miglioramento della professionalità degli autisti e sulla lotta per la legalità negli appalti e nei cambi di appalti».